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Con le stanze degli abbracci riportiamo i sorrisi nelle RSA

Con le stanze degli abbracci riportiamo i sorrisi nelle RSA
Stanze degli abbracci

“Vedere quanto l’isolamento forzato causato dalla pandemia abbia portato a un aumento delle depressioni nelle RSA è stata la molla che ha fatto scattare in noi la voglia di trovare una soluzione.” Esordisce così Davide Morando, pilota di mongolfiera e titolare della Sport Promotion di Reano, quando gli chiediamo come gli è venuta l’idea di convertire l’attività della sua azienda e mettersi a costruire stanze degli abbracci. Perché, in una situazione normale, in questo periodo dell’anno la Sport Promotion sarebbe all’opera per la produzione di gonfiabili per manifestazioni, eventi e fiere. Ma – lo sappiamo bene – quello che stiamo vivendo è un periodo straordinario, completamente inedito. Così, Davide Morando ha deciso di mettersi a costruire insieme al suo team le stanze degli abbracci. Permettendo così a signore e signori anziani ospiti nelle RSA di poter rivedere i loro affetti e tornare a sorridere. Una iniziativa che si sta diffondendo sempre di più fra le Regioni, come in Liguria dove è stata portata avanti grazie all’azione di Anaste Liguria e del suo Presidente Ezio Temporini.

Le stanze degli abbracci: tornare a stringersi dopo tanto tempo

L’azienda di Morando si è reinventata per ben due volte nell’ultimo anno. Inizialmente, come linea di produzione di mascherine per conto della Miroglio, che aveva rifornito la Regione Piemonte nella prima fase della pandemia. Poi, dopo l’allentamento dell’estate e il ritorno dei contagi in autunno, la decisione di mettersi a costruire stanze degli abbracci.

“Verso ottobre ci ha chiamato una RSA in provincia di La Spezia – racconta Morando. All’epoca ignoravo completamente la situazione e non conoscevo il mondo delle RSA. Ho scoperto così che in questo periodo di restrizioni le depressioni sono aumentate del 300 per cento, che gli anziani avevano la percezione di essere stati abbandonati dalle famiglie e che alcuni di loro si lasciavano morire per questo. Ho pensato cosa si potesse fare per cambiare questa situazione drammatica. La tecnologia, le videochiamate non erano sufficienti, soprattutto tenendo conto che molti ospiti delle RSA hanno poca dimestichezza con questi strumenti.”

Non solo vedersi, ma finalmente abbracciarsi

“Il primo prototipo che abbiamo sviluppato era una struttura gonfiabile che permettesse l’incontro visivo, un tunnel con una parente trasparente in mezzo attraverso la quale le persone potevano vedersi.” Poi, dopo aver visto la soluzione trovata nelle RSA Domenico Sartor di Castelfranco Veneto, Morando ha iniziato a lavorare a una struttura che rendesse possibile il contatto fisico tra ospiti e familiari in completa sicurezza. “Alla parete in pvc morbido della struttura abbiamo applicato con una saldatura ad alta frequenza due manicotti: in questo modo, con la parete morbida, è possibile un vero e proprio abbraccio. E senza rischio di contagio.”

Quando i media hanno iniziato a raccontare la nuova avventura della Sport Promotion, i primi a contattare Morando sono stati proprio i parenti. “La prima pioggia di telefonate che abbiamo ricevuto veniva da figli, nipoti, nuore, fratelli e sorelle che avevano un parente in RSA. Non aspettavano altro che una soluzione per rompere questo muro che li divideva dai loro cari.” Ci sono stati anche gruppi che hanno fatto colletta per regalare la struttura all’RSA che ospitava i loro cari. Tutto pur di trovare una soluzione e finalmente riabbracciare i loro affetti. Naturalmente, è la direzione sanitaria della struttura che deve dare il beneplacito. In ogni caso, lo stesso Ministero della Salute ha suggerito l’uso di queste strutture, sicure e sanificabili, all’interno delle RSA.

“Non ho inventato nulla – conclude Morando. Semplicemente ho cercato una soluzione a una situazione di separazione forzata molto dolorosa che andava avanti da troppo tempo.” Così i sorrisi potranno tornare nelle RSA.

Micol Burighel

 

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