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Sotto un bombardamento di notizie partecipiamo e non capiamo

Sotto un bombardamento di notizie partecipiamo e non capiamo
Sotto un bombardamento di notizie partecipiamo e non capiamo
Sotto il bombardamento continuo di notizie non riusciamo più a distinguere quelle importanti e quelle inutili e, soprattutto, siamo diventati impermeabili ad ogni cosa. Forse trent'anni fa eravamo troppo dipendenti dalla carta, aspettavamo il quotidiano del mezzogiorno per avere le prime notizie ( spesso soloribattute dei giornali della mattina) poi a sera dal telegiornale (subito…

Sotto il bombardamento continuo di notizie non riusciamo più a distinguere quelle importanti e quelle inutili e, soprattutto, siamo diventati impermeabili ad ogni cosa.

Forse trent’anni fa eravamo troppo dipendenti dalla carta, aspettavamo il quotidiano del mezzogiorno per avere le prime notizie ( spesso soloribattute dei giornali della mattina) poi a sera dal telegiornale (subito dopo Carosello) si aveva un’idea di che stava succedendo nel mondo e a casa tua. Poi “dulcis in fondo”, ma solo per i drogati dell’informazione o per chi nell’informazione ci lavorava, si attendevano le due di notte per gustare la carta fresca e sporca delle prime edizioni del giorno successivo.

Adesso no, il problema è come fare ad evitarle le notizie, a scoprire quelle vere e quelle false, quelle che hanno un senso e quelle che servono soltanto al marketing più bieco.

In questa galleria del vento dell’informazione ci sbattono in faccia di tutto e con tutti i mezzi: i cellulari ci avvisano, con lo stesso tenore, sia se ci hanno clonato la carta di credito sia se la terra ha tremato in Guatemala.
I social ci scaricano alla velocità della luce sia le foto di due “smutandate” ( leggasi senza mutande ) sul red carpet a Venezia sia il ritiro dell’Isis da Aleppo.
Il televisore due ore dopo il terremoto ci spiega come ripararsi dallo stesso se si ripresenta (normalmente passano oltre ventanni e più tra un evento e l’altro ), ma al contempo, in taglio basso, ci dice anche di pagare la bolletta di Sky perchè siamo in ritardo.

E in questo tripudio di notizie alla fine non si è ancora capito se il prossimo referendum riformerà camera, senato, senatori, portaborse o barbieri della buvette, oppure servirà solo ad aumentare le tasse.

Ma come le partecipate romane perdono miliardi? Che importa, tanto siamo a caccia di pokemon e invidiamo quel tale giocatore Pellè che, dopo tre goal in qualche stadio vuoto, è riuscito a farsi dare dai cinesi un contratto invidiato pure dal giovane miliardario di Facebook.
Certo quel Zuckerberg che, abbiamo saputo, nel suo viaggio in Italia ha offerto ai terremotati un mare di pubblicità. I senza tetto di Amatrice pronti per l’inverno hanno ringraziato contenti, solo un po’ dispiaciuti di non averlo potuto toccare da vicino facendosi magari pure un bel selfie.

In fondo pure il Papa, sempre distintosi per riforme avanzate, nell’enfasi della comunicazione, ha promesso ai poveri del Centro Italia una sua santa visita. L’equivalente in danaro di tre attici della Santa Sede sarebbe stato più gradito, ma in fondo, con tutto il rispetto, meglio benedizioni che opere di bene.

In ogni caso siamo qui travolti, involti, coinvolti senza sapere chi siamo e dove andiamo. Non per incapacità, no solo per overdose di info e di una crisi economica che ci attanaglia da anni.
Anche a questa c’è rimedio: arriverà venerdì, finirà puntualmente la crisi e con la radio accesa in auto o con le musiche scaricate dalle cuffie dell’iphone saremo tutti in coda, d’estate al mare, d’inverno in montagna. Poi lunedì ci ripenseremo.

Lo spettacolo non finisce mai…
A proposito leggo proprio adesso, da una breaking news del forno a microonde, a Lampedusa sono sbarcati i marziani. Non vogliono andare nei centri di prima accoglienza…
Il tema a breve nel prossimo G7…

Daniele Rosa – “Adelante a Los Sixties”

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