La riforma delle pensioni continua ad essere al centro dell’agenda politica. E con ogni probabilità sarà uno degli argomenti più caldi del 2020. L’obiettivo dichiarato dal Governo è quello di trovare, insieme ai sindacati, soluzioni per andare oltre Quota 100, la cui sperimentazione finirà il 31 dicembre 2021.
Dopo Quota 100, si parla di Quota 41
Una delle ipotesi al vaglio dell’attuale esecutivo è la cosiddetta Quota 41, una misura già proposta dal M5S durante il governo con la Lega di Matteo Salvini. Questa garantirebbe il superamento della tanto discussa Legge Fornero sostituendo nel frattempo l’attuale Quota 100.
Salvo eventuali crisi di Governo, la riforma delle pensioni dovrebbe costituire uno degli obiettivi del secondo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle, PD e Italia Viva di Matteo Renzi. Quest’ultimo si è comunque dichiarato scettico sullo studio di manovre volte a garantire flessibilità per uscire dal mercato del lavoro.
Riforma delle pensioni, come funziona Quota 41
Con la collaborazione dei sindacati, il Governo tenterà di varare Quota 41, una manovra che prevede l’accesso alla pensione dopo aver maturato 41 anni di contributi, senza nessun vincolo anagrafico. Attualmente Quota 41 è prevista solo per alcune categorie di lavoratori, quali invalidi, caregiver, addetti a mansioni gravose e usuranti e ai precoci. Questi ultimi sono quei lavoratori che hanno maturato 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età e che possono accedere alla pensione a patto di aver versato 41 anni di contributi.
Superare la Legge Fornero e Quota 100
Con questa misura il Governo sottolinea la volontà di andare oltre a Legge Fornero e Quota 100, che comunque non verrà toccata fino alla sua naturale scadenza, come è stato più volte ribadito dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. La riforma è fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, mentre trova più scettici PD e Italia Viva. Nonostante questo, a partire da gennaio 2020 il Governo dovrà cominciare a lavorare per introdurre a inizio 2022 Quota 41 per tutti i lavoratori.
Andrea Carozzi