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Rest, la proteina della longevità

Rest, la proteina della longevità

Da tempo la comunità medica si interroga sui segreti della longevità e del perché alcune persone, se non intere popolazioni, possano contare su un’aspettativa di vita più lunga di altre. Uno stile di vita corretto, un’alimentazione bilanciata, e un pizzico di fortuna: tutti elementi che contribuiscono ad aumentare la longevità. Ma un recente studio della Harvard Medical School sembra aggiungere un tassello fondamentale alla ricerca della lunga vita: la Rest, una proteina prodotta dal cervello che sembrerebbe aiutare l’intero organismo a vivere più a lungo.

Rest: cos’è e a cosa serve

La Rest è una proteina che regola l’attività neuronale, mitigando la sovraeccitazione dei neuroni e di conseguenza dell’intero organo cerebrale. Scendendo nel dettaglio, la Rest rilassa il cervello ed evita che si attivi eccessivamente, andando a sopprimere l’attività dei geni legati all’eccitazione neuronale.

Lo studio si è basato sull’analisi di cervelli sani appartenuti a persone decedute in una fascia di età compresa tra i 60 e i 100 anni. Le analisi hanno rivelato come le persone morte tra gli 85 e i 100 anni mostrassero un’attività decisamente inferiore dei geni collegati all’iperattività neuronale rispetto a quelle morte più giovani tra i 60 e gli 80 anni. Questo proprio perché il cervello delle persone decedute in età più avanzata era in grado di produrre una maggiore quantità di Rest.

Ulteriori sperimentazioni

I risultati registrati dall’analisi sui cervelli umani sono stati confermati da successive sperimentazioni portate avanti su cavie da laboratorio alle quali è stata inibita la produzione della proteina. In seguito al blocco della Rest il cervello delle cavie ha aumentato l’attività neuronale facendo registrare un aumento del tasso di mortalità prematura. L’ aumento della proteina Rest ha invece ottenuto il risultato opposto: un’attività neuronale più moderata e una vita delle cavie più lunga.

Le sperimentazioni sulle cavie hanno, così, confermato quanto appreso dagli studi sul cervello umano. Ossia che l’alterazione dell’attività neurale influisce davvero sulla durata della vita e che un’eccessiva attività del cervello è collegata a periodi di vita più brevi, mentre la soppressione di questa iperattività a una vita più lunga.

Il risultato è incoraggiante, ma la strada verso un utilizzo della Rest finalizzato ad aumentare la longevità delle persone è ancora lunga. I ricercatori hanno sottolineato come siano necessari nuovi studi ed esperimenti in grado di svelare in maniera più approfondita come funziona la produzione di questa proteina e in che modo interagisca con il resto dell’organismo umano. E soprattutto quali siano le attività o le terapie che possano alzare o abbassare l’eccitazione neuronale in maniera efficace.

Andrea Carozzi

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