Come già anticipato nella news “Osteoporosi: una malattia importante”, il 13 Settembre 2010 sono stati presentati a Milano dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.D.A) i risultati dello studio conoscitivo riguardante i pazienti affetti da osteoporosi, condotta da Elma Research su un campione di donne che hanno subito una frattura al femore.I dati sono allarmanti, novantamila sono i casi di frattura da osteoporosi ogni anno in Italia dopo i 60 anni, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita fisica e psicologica dei pazienti (soprattutto della donna, maggiormente colpita rispetto all’uomo) e di coloro che le devono prestare assistenza.
Senza contare le conseguenze economiche per lo Stato e le famiglie: si calcola che ogni anno siano ben 26 i miliardi di euro destinati a questa problematica. Eppure una donna su due, al momento della frattura, non ha mai eseguito un controllo o una visita specialistica, mentre tra quelle consapevoli della loro condizione una su tre non seguiva alcuna terapia.
Inoltre per le donne intervistate si è trattato di un evento inatteso che ha cambiato radicalmente la loro vita: per due donne su tre l’autonomia è stata compromessa per sempre, mentre disagi come la depressione hanno riguardato il 40 per cento del campione intervistato e per il 7 per cento l’evento è stato causa di decesso.
Contro questa malattia irreversibile la prevenzione è l’ unica arma, attraverso soprattutto il medico di famiglia. Prevenzione che dovrebbe iniziare già a partire dalla gravidanza. Fino ai 25 anni la massa ossea cresce fino a raggiungere il suo picco: una corretta alimentazione, peso proporzionato all’altezza, attività fisica, sole e regolarità ormonale diventano fattori fondamentali.
Oltre i 35 anni le donne cessano in maggioranza di praticare sport perché impegnate al lavoro, rinunciando così a quell’esercizio fisico fondamentale per rinforzare la muscolatura, contribuendo a ridurre il rischio di cadute.
Arrivate ai 50 anni, il rischio di fragilità ossea aumenta vertiginosamente, anche a causa di una fisiologica carenza ormonale, rendendo urgente la necessità di identificare gli eventuali fattori di rischio.
Grazie a questi dati, le Istituzioni possono intervenire per migliorare i servizi, gli interventi e le cure, ridurre i costi sanitari e avviare nuove campagne di prevenzione indirizzate in primis alle giovani generazioni.
Link utili
O.N.D.A www.ondaosservatorio.it