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Oscar Farinetti: “A 20, 40, 90 anni: ci si può sempre reinventare”

Oscar Farinetti: “A 20, 40, 90 anni: ci si può sempre reinventare”
Screen intervista a Oscar Farinetti

Imprenditore, autore e fondatore di una catena di grande successo come Eataly. Stiamo parlando di Oscar Farinetti, che ci ha parlato un po’ di sé, del suo percorso lavorativo, dell’importanza di guardare sempre al futuro e della scimmietta che da 66 anni vive sulla sua spalla e lo trascina di progetto in progetto.

Oggi siamo qui con Oscar Farinetti, imprenditore, autore e fondatore di Eataly e Green Pea. Ma cos’è Green Pea? 

Oscar Farinetti:Green Pea è un grande contenitore, un grande mercato che propone prodotti non food. Parliamo di abiti, di mobili, di veicoli, di energia. Tutti costruiti in armonia con l’acqua, la terra e l’aria, quindi sostenibili, ma senza dimenticare la bellezza.

Green Pea significa pisello verde. Lo abbiamo chiamato così perché il pisello è sferico come la Terra e verde, come vorremmo che tornasse a essere il nostro pianeta. L’obiettivo è tutto nel nostro pay off: from duty to beauty (dal dovere alla bellezza). Occorre spostare il valore del rispetto dal senso del dovere al senso del piacere. Comportarsi bene perché è bello farlo, perché ci fa sentire bene verso noi stessi e gli altri. Non farlo per senso del dovere, come qualcosa vissuto con sacrificio e fatica.

Quindi da Green Pea si possono trovare oggetti belli come abbigliamento fatto solo con cotone organico OGM free, mobili costruiti con legno che proviene da foreste deforestabili e tutto quello che è ri: riciclato, rigenerato. Con Green Pea lanciamo la generazione ri: bisogna rigenerare, riconvertire, rifondare, rivedere, ricostruire, ripensare.

E anche l’immobile è costruito di conseguenza: solo con legni, ferro e acciaio riciclato, con i pavimenti che creano energia. C’è anche una parte museale che serve a far capire alle persone che viviamo in un pianeta e che se vogliamo salvare la vita umana sulla Terra dobbiamo iniziare a trattarla bene.”

Se dovesse guardare indietro al suo percorso lavorativo, quali sono i tre aggettivi che userebbe per descriverlo? 

Oscar Farinetti: “Guardarsi indietro è molto importante. Tonino Guerra, il più grande poeta della seconda parte del Novecento, che mi ha allevato e mi ha insegnato a mettere un po’ di poesia in quello che faccio, mi diceva sempre: “C’è un uomo che cammina dritto e preciso verso il futuro, ma spesso gira la testa all’indietro. E quando gli chiedono ‘Perché volti la testa all’indietro?’ risponde ‘Se non so da dove arrivo non so dove andare'”. Tuttavia la raccomandazione non è guardare solo all’indietro: molta gente arriva a una certa età e guarda solo in quella direzione, con rabbia.

Se devo ripensare al mio percorso, il primo aggettivo che scelgo è appassionati – li dirò tutti al plurale, perché da soli non si fa niente. Quindi, per prima cosa grandissima passione per il proprio lavoro.

Il secondo aggettivo che direi è creativi: sempre propensi a inventare qualcosa di nuovo. Mai stare fermi, adattarsi, capire gli scenari e inventare qualcosa che sia percepito come nuovo.

Il terzo è tenaci. Never ever give up. Mai mollare. Perché se si molla è stato inutile essere stati creativi e appassionati. Viviamo in un momento in cui non la si azzecca mai alla prima o alla seconda, ma alla quarta o alla quinta.

Tuttavia, ne aggiungerei un quarto. Che è connessi. Connecting minds creating the future. Il futuro si crea connettendo le menti, stando insieme.”

Noi guardiamo agli over 50 con uno sguardo curioso, in attesa di vedere cosa inventeranno. Arrivati a questa età ci si può ancora reinventare sul lavoro? 

Oscar Farinetti: “Non solo a 50. Ci si reinventa a 20, 30, 60, 70, 90 anni. Ieri sera ho visto un bellissimo film di Pupi Avati, Lei mi parla ancora ripreso dal libro del papà di Vittorio Sgarbi. Scritto quando aveva 93 anni e che ha avuto un enorme successo, ha vinto anche il premio Bancarella. Questa è la dimostrazione che si può fare tutto a qualsiasi età.

L’età, come diceva Orazio, non è uno stato del corpo ma uno stato della mente. Il vero momento anagrafico lo vediamo dal nostro cervello: chi è vecchio è vecchio dentro. Li riconosci, i vecchi:  parlano sempre di sé, dicono sempre “io”.

Ora sono un po’ in imbarazzo, perché mi fa domande sulla mia vita e non amo parlare di me stesso. Ho appena terminato un libro che si intitola Never quiet (Mai quieto), che uscirà ad agosto. Come sottotitolo ho scritto Biografia autorizzata malvolentieri. Il perché è semplice: non l’ho scritta io, ma la scimmietta che ho sulla spalla e che mi accompagna da tutta la vita. È quella dei superlativi, delle esagerazioni, del non mollare mai, quella che appena finito un progetto è già stufa e deve iniziarne un altro. È lì sulla mia spalla da tutta la vita.”

 

Hai domande e curiosità su un argomento specifico? Vuoi dirci chi vorresti vedere intervistato/a? Scrivi a redazione@altraeta.it

 

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