Cucina tradizionale del Bel Paese sempre più baluardo dell’italianità del mondo. E non sono solo i grandi chef nazionali e i programmi di alta cucina a elevare le ricette e ad accrescere la loro notorietà globale. Come si legge sul portale Gambero Rosso, sono soprattutto i piatti casalinghi, quelli “della nonna” a giocare un ruolo di primo piano nella riproduzione della cultura culinaria italiana nel mondo.
È così che la nonna diventa una “sacerdotessa” della cucina italiana, grazie soprattutto al fatto che sono le uniche a riuscire a trasmettere quelle tradizioni che i cambiamenti degli anni Sessanta e Settanta hanno quasi cancellato: in quegli anni le donne iniziavano a unirsi alla forza lavoro, il tempo per cucinare diminuiva o semplicemente non volevano essere bloccate in cucina come lo erano state le loro antenate. Un modello di nuova casalinga che in molti casi non si sforzava di insegnare a cucinare ai figli. Ecco perché per le nuove generazioni che imparano vecchie ricette attraverso la televisione o il web, la figura della nonna è ancorata a un passato che è sempre più percepito come prezioso patrimonio culturale.
Le nonne sono così chiamate a tirare la sfoglia a mano nei ristoranti (e non solo a casa), dando così un sigillo di autenticità al menu. Insegnano corsi di cucina, girano video tutorial e commercializzano prodotti alimentari. Come scrive il Gambero Rosso, “personaggi come le nonne italiane – insieme ad altri come l’umile artigiano, il nobile agricoltore e il robusto pescatore – sono schierati dal marketing come antidoti contro la paura dell’artificiale, opposto all’autentico, fattore che gioca un ruolo centrale nel determinare, per esempio, quali siano le ricette più originali e le più vicine a ciò che viene considerato legittimamente tradizionale”. Nonne come icone di convivialità e generosità, che rendono il cibo italiano accessibile agli stranieri.