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La dura lotta delle RSA contro la pandemia

La dura lotta delle RSA contro la pandemia

Chi diceva che si trattava di una semplice influenza, ormai non parla più da tempo. Di fronte alla spaventosa diffusione del coronavirus e alla sua inaspettata aggressività, le persone si sono ritrovate a dover cambiare le proprie abitudini di vita. Ma tutto questo è necessario per salvaguardare noi stessi e difendere quelle fasce della popolazione che sono più fragili di fronti al virus. Primi fra tutti, i nostri senior, i nonni, i genitori, gli zii, gli amici di lunga data. Alcuni di loro allo scoppiare della pandemia vivevano ancora in casa ma altri, non più autosufficienti e spesso affetti da qualche patologia, si trovavano nelle RSA. Queste strutture oggi si trovano ad affrontare un’emergenza inedita e stanno cercando con tutte le loro forze di difendere i loro ospiti dal virus, continuando a mantenere gli stessi servizi di assistenza del prima-epidemia. La situazione, però, è grave.

Molti i contagi fra gli ospiti e il personale

In questi ultimi giorni, i dati in Italia segnalano un leggero miglioramento. Diminuisce il numero dei contagiati in un giorno solo e anche le terapie intensive mostrano una lieve flessione. Segnali positivi che allentano la tensione sul sistema sanitario nazionale, che dall’inizio dell’emergenza si è trovato schiacciato da una pressione senza precedenti. Queste notizie, però, non riguardano il comparto delle RSA, che al contrario si trova a dover gestire numerosi casi all’interno delle strutture. Non solo fra gli ospiti, ma anche fra il personale che si prende cura di loro, quali operatori sanitari, infermieri, addetti ai servizi.

Sin dall’inizio dell’epidemia, si è tentato di salvaguardare con particolare attenzione le case di riposo. Il motivo è evidente: l’alta concentrazione nello stesso luogo di persone particolarmente fragili per l’età e la presenza di patologie pregresse poteva diventare esplosiva da un momento all’altro. Evitare in modo categorico che il virus potesse insinuarsi nelle strutture è stata la priorità di tutte le residenze e delle associazioni di categoria. Sono state così vietate le visite ai familiari e adottate tutte le precauzioni necessarie per ridurre i contatti con e tra gli ospiti.

Oggi, però, la situazione generale delle RSA in Italia è critica: in Liguria su 2.500 ospiti testati il 14% è positivo, insieme al 9% del personale. Per non parlare della Lombardia, che oltre a detenere il numero più alto di contagiati e deceduti, è al centro di una bufera per quanto riguarda la gestione delle RSA, in cui si contano molti morti per Covid-19. Per chiarire dinamiche e responsabilità, sono state aperte delle inchieste e le segnalazioni fioccano in tutto il Nord Italia.

Carenza di personale e protezioni

A rendere ancora più drammatica e di difficile gestione l’emergenza delle RSA, è la mancanza di personale e di dispositivi di protezione. Molti professionisti delle strutture sono stati contagiati mentre erano sul posto di lavoro e per questo ora si trovano a casa in malattia. Chi è rimasto attivo nelle strutture si trova così a dover gestire in numero sempre più esiguo una situazione precaria e caotica, che nessuno immaginava mai di dover affrontare. Inoltre, i dispositivi di protezione, tute, mascherine e guanti, sembrano non essere mai sufficienti per soddisfare le esigenze sempre più pressanti delle RSA. In questo momento drammatico, il Governo e la società non possono dimenticarsi dei nostri senior nelle case di riposo. Ci auguriamo di veder partire presto aiuti e misure di sostegno per questo comparto.

Micol Burighel

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