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La memoria: cos’è e come evitarne il decadimento

La memoria: cos’è e come evitarne il decadimento
Come a suo tempo anticipato, focalizziamo ora l’attenzione sulla memoria, abilità mentale che, insieme  alla percezione ed al pensiero, sostiene la vita razionale dell’individuo, e che tende facilmente a compromettersi durante il processo dell'invecchiamento. È grazie alla memoria che ci siamo costituiti un bagaglio di capacità, abitudini, informazioni e conoscenze utili per l’intera esistenza, sulla…

Come a suo tempo anticipato, focalizziamo ora l’attenzione sulla memoria, abilità mentale che, insieme  alla percezione ed al pensiero, sostiene la vita razionale dell’individuo, e che tende facilmente a compromettersi durante il processo dell’invecchiamento. È grazie alla memoria che ci siamo costituiti un bagaglio di capacità, abitudini, informazioni e conoscenze utili per l’intera esistenza, sulla cui base possiamo anche discriminare ciò che è dannoso o nocivo per la nostra salute.

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Tutte le azioni che compiamo sono collegate alle informazioni che possiamo derivare dal nostro ambiente, in base alle quali organizziamo le relazioni con persone e cose.

Ancora, la memoria permette alla persona di essere consapevole di sé, in un’identità che vede una continuità, nel tempo, delle caratteristiche che la distinguono dagli altri, e consente il mantenimento di una propria storia individuale, assolutamente personale.

La memoria tiene quindi traccia del passato, del presente e rende semplice la pianificazione del futuro.

È per tutti questi motivi che è impossibile separare la memoria dall’apprendimento: è solo grazie alle capacità di ritenere, di consolidare e di recuperare le informazioni che abbiamo la possibilità di conservare nella mente non solo informazioni a livello cognitivo, ma anche sensazioni, emozioni, desideri, progetti, episodi di vita vissuta.

La memoria è quindi un processo dinamico, composto da diverse capacità mentali, e si sostanzia con l’acquisizione, il consolidamento e il recupero di tracce mnestiche; in una parola, di tutto quello che costituisce la nostra storia.

Memoria e apprendimento richiedono attenzione, individuazione di obiettivi, pianificazione del tempo e delle attività, oltre a un impegno prolungato, finalizzato a comprendere le informazioni sentite o lette, informazioni che dovranno essere rievocate prontamente, se necessario.

A seconda della conservazione e dell’utilizzo della conoscenza acquisita, la memoria viene distinta in semantica, episodica e procedurale.

La memoria semantica si riferisce alla conoscenza effettiva sul mondo che ciascuno di noi può acquisire, a partire da quello che viviamo nel nostro ambiente. In questo modo ricaviamo informazioni generali, a cominciare dai contenuti appresi a scuola fino ai numeri di telefono delle persone che conosciamo.

La memoria episodica conserva gli eventi accaduti nell’intero arco dell’esistenza, quindi le esperienze personali nel tempo e nello spazio. Questo tipo di memoria assicura l’identità e la continuità del Sé, conservando la storia personale del soggetto.

La memoria procedurale è il processo che consente di sapere come agire per conseguire

gli obiettivi prefissati. Questo tipo di memoria è maggiormente legato all’azione più che all’idea, ed è possibile metterla in atto automaticamente, senza prestare particolare attenzione alla pianificazione dell’atto stesso e ai singoli movimenti.

Ricordiamo che l’esistenza o la mancanza di un “tipo di memoria” non significa necessariamente che tutti gli altri tipi di memoria siano contemporaneamente compromessi.

Come si manifesta il decadimento mnestico

Molte volte non si verificano difficoltà nel riattualizzare eventi del passato, anche lontano, ma si  possono dimenticare cose successe pochi minuti prima. E ancora: quante volte non si riescono più a ricordare i nomi dei vicini di casa, delle località che abbiamo visitato un po’ di tempo fa, oppure si dimentica la data di un appuntamento o la lista della spesa!

Per comprendere questo fenomeno, dobbiamo distinguere fra memoria cristallizzata e memoria fluida: della prima fanno parte, appunto, eventi accaduti nel corso della vita e che sono entrati a far parte del bagaglio di ricordi personali. La seconda fa invece riferimento a fatti o acquisizioni più recenti, che possono andare incontro a problematiche legate a un nuovo apprendimento. Per questi ultimi è necessaria  una maggiore “fluidità” di pensiero, che possa permettere di ritenere e di conservare una nuova traccia mnestica. Ecco perché è più difficile che contenuti più tardivi nel tempo possano trovare con facilità uno spazio e una collocazione all’interno della nostra mente.

In realtà, sebbene il processo della senescenza sia considerato come un impoverimento, con conseguente perdita di alcune strutture e funzioni, dall’altra è anche conservazione e perfezionamento di altre. Tutto questo si inscrive in una sorta di ineluttabilità dell’esistenza, che prevede da una parte che ogni persona, con il passare del tempo, vada incontro a delle leggi naturali che governano i processi di invecchiamento; in questo senso si può inquadrare l’evidente deterioramento delle capacità di apprendere e memorizzare. Al tempo stesso, però, si può verificare un bilanciamento delle abilità psichiche attraverso la conservazione e l’affinamento di alcuni processi logici e concettuali. Analogamente, possiamo considerare l’accresciuta esperienza della persona non più giovanissima, la quale può aver predisposto una serie di strategie sostitutive per la risoluzione di problemi, che compensano alcune perdite di tipo cognitivo, come la  velocità di pensiero o la plasticità intellettiva.

In questo modo è possibile contribuire a migliorare le condizioni di vita dell’anziano e della sua famiglia, allontanando il timore di perdere la lucidità mentale, fenomeno che è decisamente legato al “sentirsi vecchi” e che induce nelle persone quel senso di depressione che è bene combattere da subito.

È inoltre importante considerare le variabili individuali, che si riferiscono per lo più alle condizioni esistenziali e alle esperienze di vita, che determinano la decadenza di funzioni poco utilizzate e il relativo consolidamento di quelle maggiormente esercitate.

Appare dunque sempre più determinante, in questo momento storico particolarmente attento alla “prestazione” e all’iperattività, cercare di mantenere un buon livello di operosità. È indubbio che le persone possano vivere a lungo in ottima salute e forma fisica e nella pienezza delle proprie capacità mentali, ma per fare questo occorre allenare la mente ad essere agile, attiva e reattiva.

Adattarsi a un mondo in continua evoluzione è un’attività connessa all’abilità e alla capacità umana di apprendere, ed è per questo che è imprescindibile uno sforzo attivo della persona per progredire nel percorso di crescita individuale, anche se questo può sembrare in antitesi con l’idea di “involuzione” legata alla vecchiaia.

Se da una parte questo può costituire uno svantaggio, in quanto si rischia di vedere l’essere umano come una sorta di macchina che deve sempre porsi e raggiungere obiettivi, si devono anche prendere in considerazione i benefici di questo tipo di impostazione, che aiuta a prevenire e a ritardare l’esordio del decadimento cognitivo.

Dott.ssa Paola Aslangul

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