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Integrazione sociosanitaria, assistenza integrata e personalizzazione per gli anziani non autosufficienti

Integrazione sociosanitaria, assistenza integrata e personalizzazione per gli anziani non autosufficienti
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Migliore integrazione fra sfera sociale e socio-sanitaria, personalizzazione dei servizi di assistenza, ma anche migliore appropriatezza ed efficacia delle misure a sostegno dei caregiver e delle famiglie. Sono solo alcune delle linee guida che dovrebbero orientare la riprogettazione di un “futuro agibile” nella gestione e offerta di servizi per gli anziani non autosufficienti in Lombardia. È quanto è emerso dal tavolo di confronto che si è svolto a Milano, nella sede della Rsa Saccardo di Korian Italia, azienda leader nei servizi per l’invecchiamento di qualità.

Il convegno, dal titolo “Il futuro dell’assistenza agli anziani non auto sufficienti in Lombardia”, è stato organizzato da Lombardiasociale in collaborazione con Agespi, SPI CGIL, FNP CISL, UILP UIL e Gruppo Korian. Nel corso del dibattito, gli assessori della Regione Lombardia Stefano Bolognini (Politiche sociali, abitative e disabilità) e Giulio Gallera (Welfare) hanno risposto alle domande di operatori, esperti, rappresentanti di enti gestori, sindacati pensionati e Anci.

Gli speaker

Un dialogo trasparente e serrato, che ha visto protagonisti Cristiano Gori, direttore di LombardiaSociale.it; Veruska Menghini, assistente sociale specialista; Graziano Pirrotta, responsabile Welfare Anci Lombardia; Claudio Dossi, segretario regionale SPI CGIL Lombardia, Marco Noli, esperto di Lombardia Sociale; Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio Settoriale sulle rsa della LIUC Business School; Marco Parenti, vicedirettore Gestione Operativa di Korian Italia. A moderare il dibattito è stata Rosemarie Tidoli, coordinatrice dell’area anziani di Lombardiasociale.

Lo scenario delle rsa lombarde

Oggi gli anziani accolti nelle rsa lombarde sono portatori di esigenze e di cronicità molto più complesse rispetto al passato e vengono assistiti con tempi e modalità lontani dallo status ottimale. Inoltre, gli altri Sistemi Sanitari Regionali finanziano un budget maggiore per l’assistenza giornaliera, che si aggira sopra i 45 euro. E ancora: la normativa Lea indicherebbe una suddivisione degli oneri fra quota sanitaria a carico del Sistema Sanitario Regionale e quota sociale pari al 50/50, mentre in Lombardia la percentuale coperta dal Ssr è di poco superiore al 40%. Dal 2011 al 2016 le rette sono passate, in media, da 53,04 euro al giorno a 59,36 euro, con picchi fino a 67,85 euro: costi sempre meno sostenibili per le famiglie.

Entro il 2020 un fondo unico regionale per la disabilità

«Oggi Regione Lombardia − spiega l’assessore Stefano Bolognini − sta mettendo in campo tutte le sue risorse per realizzare un modello organizzativo integrato, con pratiche condivise fra ATS, ASST e Province per una gestione ancora più efficiente dei servizi. In questo scenario di complessità anche le cabine di regia fra comuni svolgono un ruolo chiave per armonizzare i diversi livelli di intervento sul territorio. Entro il 2021 il nostro obiettivo è quello di creare un fondo unico per la disabilità».

Oltre 8 mila case popolari agli anziani indigenti

«Manca ancora una regia unitaria anche per la gestione della residenzialità − prosegue l’assessore Bolognini − Basti pensare che oggi il 7% dei 180mila appartamenti Aler in Lombardia, circa 8 mila, sono stati assegnati ad anziani indigenti, esentati dal pagamento dell’affitto perché in gravi difficoltà».

Lombardia all’avanguardia: in crescita Adi e rsa aperte

In Lombardia la spesa per la domiciliarità socio-sanitaria è cresciuta dai 98,9 milioni del 2012 ai 154,9 del 2017, dei quali 124,9 per l’Adi (Assistenza domiciliare integrata) e i rimanenti 30 milioni per la rsa aperta. Interessante notare che i beneficiari del modello di rsa aperta sono passati dai 9.017 del 2015 ai 9.842 del primo semestre 2017.

«Negli ultimi dieci anni − commenta Giulio Gallera − abbiamo assistito a un drastico cambiamento nel panorama assistenziale. I mutamenti sul territorio vanno governati con nuove modalità e in questo senso possiamo dire che la Lombardia è fra le regioni capofila dell’innovazione. Grazie ai servizi di assistenza domiciliare, alle cure palliative e al modello delle rsa aperte stiamo vivendo una grande trasformazione, che sposta il focus dall’istituzionalizzazione a modelli di cura che consentono agli anziani di non abbandonare la loro comfort zone domestica».

Le cure di transizione

«L’integrazione e la filiera dei servizi sono indispensabile per raggiungere una migliore personalizzazione dell’assistenza che tenga conto dell’età, della patologia e delle specificità di ogni persona − ha dichiarato Marco Parenti − Per esempio, le cure intermedie o di transizione sono la risposta più appropriata per i pazienti dimessi dall’ospedale che necessitano di brevi periodi di permanenza in strutture residenziali prima di fare ritorno al proprio domicilio, con un possibile risparmio di costi per il Sistema Sociosanitario Lombardo».

Verso un nuovo modello: la residenzialità assistita

E poi ci sono gli appartamenti assistiti, pensati per gli anziani non completamente auto sufficienti che cercano sicurezza, che vogliono essere assistiti H24 senza rinunciare alla propria privacy: monitoraggio da remoto, refertazione a distanza, assistenza sanitaria su richiesta, spazi condivisi di intrattenimento e socializzazione. In alter parole, un habitat protetto, disegnato per conciliare comfort abitativo e ispirato alla Feel at home philosophy.

Survey: il 38% degli intervistati finanzierebbe Fondo Regionale

«Oggi le famiglie rischiano di essere le prime agenzie di Welfare e questo meccanismo va scardinato − commenta Claudio Dossi, segretario regionale SPI CGIL Lombardia − Il tema dell’autosufficienza degli anziani deve essere visto da molteplici angolature, a partire dalla mobilità, fino a comprendere la residenzialità e la salute. Su queste premesse, sarà a breve istituito in Regione il primo Tavolo Anziani, che sarà dedicato a dare risposte concrete a questi aspetti».

E a confermare la crescente sensibilità dei cittadini lombardi a queste esigenze arrivano i risultati di un recente sondaggio condotto da SPI CGIL che rivela che il 38% dei rispondenti lombardi sarebbe disposto a devolvere lo 0,10% dell’addizionale regionale Irpef per finanziare un Fondo Regionale per non autosufficienza.

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