Sandy Kominsky è stato un attore di successo, amante della bella vita e della condizione da star, ma superata la sessantina non gli resta che riciclarsi come acting coach e dirigere una rinomata scuola di recitazione.
A sconvolgere la vita dell’ex star di Hollywood ci pensa Lisa, un’affascinante donna di mezza età che frequenta la scuola, e con cui Sandy inizia una relazione altalenante, come del resto lo sono state tutte quelle precedenti; l’attore ha ben tre matrimoni alle spalle.
Norman Newlander è invece il manager nonché amico storico di Sandy; un imprenditore cinematografico sobrio e inquadrato che si trova ad affrontare la scomparsa della moglie dopo una vita lavorativa appagante e di successo. A seguito della perdita sarà proprio Sandy a supportare Norman in questo difficile percorso di cambiamento e accettazione.
Ed è proprio il rapporto di amicizia tra i due a essere il fulcro narrativo del Metodo Kominsky, la nuova serie in onda su Netflix che indaga con ironia, lucidità e realismo, le dinamiche della vita ai tempi della terza età. Tra i primi problemi alla prostata e i complicati rapporti che i due hanno con le rispettive figlie, Sandy e Norman si spalleggiano, si confrontano e si scontrano in maniera sobria e divertente senza cadere mai nel banale o nella battuta facile.
Il cast è dei più azzeccati e vede Michael Douglas interpretare il consumato e sconclusionato Sandy e Alan Arkin nei panni dello scorbutico e metodico Norman; inutile sottolineare che l’accoppiata funziona a meraviglia. A rendere il tutto più gustoso ci pensano i cammei e i ruoli di secondo piano (ma dal forte peso narrativo) riservati a star come Danny DeVito, Barbara Streisand e Jay Leno.
Il risultato è una commedia dal ritmo incalzante che lascia però il tempo di riflettere e confrontarsi (seppur senza troppe pretese) sulle tematiche che stanno alla base della serie ideata da Chuck Lorre; guru della commedia americana nonché papà di Dharma e Greg e The Big Bang Theory.
Il Metodo Kominsky è un perfetto prodotto mainstream, che tratta il (non troppo affrontato) tema della terza età con leggera consapevolezza, senza mai scivolare in analisi profonde sullo scorrere del tempo e della vita, ma prediligendo uno stile narrativo asciutto e funzionale al risultato che, in soldoni, è quello di intrattenere il pubblico. Obiettivo raggiunto.
Andrea Carozzi