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L’esperienza di noi “anta” al servizio dei giovani

L’esperienza di noi “anta” al servizio dei giovani
Ai giovani spetta il non facile compito di migliorare la società e portare avanti, con un sano spirito rivoluzionario, le lotte per valori e ideali basilari per un futuro di speranza e di progresso umano, sociale, ambientale ed economico. A quelli che hanno la mia età, forse animati da delusioni e scoramenti, ma a volte…

Ai giovani spetta il non facile compito di migliorare la società e portare avanti, con un sano spirito rivoluzionario, le lotte per valori e ideali basilari per un futuro di speranza e di progresso umano, sociale, ambientale ed economico.

A quelli che hanno la mia età, forse animati da delusioni e scoramenti, ma a volte senza la forza per interventi e iniziative gravose e invasive, non resta che mettersi a disposizione per fornire una consulenza gratuita. Le nostre esperienze, e ancora di più i nostri tanti errori commessi, le nostre responsabilità per i pessimi risultati, per i disastri prodotti, ci danno, in una fase di sincero esame di coscienza, la grande opportunità di dire tutta la verità a chi si appresta ad intraprendere il difficile ed impervio cammino della vita.

Il nostro Paese, la nostra amata e bella Italia, assiste inerme alla disoccupazione giovanile, alla precarietà del lavoro e delle famiglie, alla sistematica soppressione dei diritti così faticosamente e dolorosamente conquistati, alla riduzione progressiva dei servizi sociali e dell’assistenza medica. Assistiamo indifferenti all’incuria nella gestione delle nostre città, all’incremento della povertà, alla decimazione del ceto medio, mentre i pochi ricchi vedono accrescere le loro risorse economiche. Spesso la scuola è un parcheggio per ragazzi che non imparano a gestire la loro vita, non apprendono il senso della libertà e dell’informazione culturale per essere capaci di analisi e di scelte coscienti.

La nostra classe dirigente, politica e non, non è in grado di realizzare un progetto di lungo periodo per il bene del Paese e si lascia corrompere dal facile “oggi per oggi”. Li abbiamo scelti noi, almeno quelli che si occupano della politica, li abbiamo selezionati così come sono perché a noi va bene così. A noi sta bene lamentarci, accusare gli altri di disonestà, di corruzione, di criminalità, e non ci fermiamo mai a giudicare e condannare il nostro quotidiano e tutte le nostre piccole e grandi infrazioni. Spesso siamo colpevoli ed ancora più sovente complici per cui lasciamo ai nostri viziati figli solo cattivi esempi.

L’economia va male, lo Stato, in tutte le sue forme istituzionali, non ha più risorse e accresce il debito pubblico, un macigno che non ci consente di muovere anche il minimo passo. Allora si cercano gli alibi, nemici da combattere, da inculcare nella testa del popolo imbrogliato. Ecco apparire come una piovra assassina l’Europa e la Merkel lady killer, ma poi ci sono gli immigrati, i terroristi figli di guerre da noi promosse, la Banca Centrale Europea, la globalizzazione, e così via, per nascondere e dimenticare le nostre gravi malattie.

Pur tuttavia, le soluzioni potrebbero essere semplici, tant’è che viene da pensare che, se non vengono adottate, vuol dire che siamo in mano a dei lestofanti. Infatti, analizzando le gravi malattie del nostro Paese, quei tumori che ci affliggono, trascurando qualche brufolo antiestetico, possiamo dire che queste sono: la corruzione e l’evasione fiscale, l’inefficienza della Pubblica Amministrazione, la Giustizia, con la mancanza della certezza del diritto e con i suoi infiniti e, spesso, inutili processi, l’impoverimento culturale generalizzato.

Queste gravi malattie sono curabili con coraggio e determinazione e soprattutto onestà e trasparenza da parte della classe politica che dobbiamo scrupolosamente selezionare. Risolvere questi problemi ci metterebbe in grado di essere tra i Paesi virtuosi e importanti dell’Unione Europea e non ci costringerebbe a elemosinare elasticità, ovvero maggiori debiti, anche per pochi decimali di punti di PIL.

I miei semplici consigli, per combattere la corruzione e l’evasione fiscale (e quindi anche gran parte della criminalità), sapendo che il recupero di queste risorse vale un decina di punti di PIL, sono:

  • Eliminare l’uso del contante fornendo gratuitamente a tutti i cittadini carte di credito, tessere bancomat, e conti correnti bancari gratuiti (sino ad una certa giacenza);
  • Cambiare ogni 5 anni la carta moneta in circolazione, con leggere modifiche, al fine di costringere tutti coloro che hanno creato un mercato parallelo in nero del contante di dovere cambiare le loro riserve e di giustificare alle autorità i loro averi;
  • Pretendere con forza dall’Unione Europea di armonizzare le politiche fiscali nell’ambito dell’area euro e di boicottare ed interdire i Paesi, cosi detti paradisi fiscali, che non forniscono, con trasparenza, tutte le informazioni fiscali richieste.

A tal punto lo Stato potrebbe destinare le risorse recuperate senza particolari sforzi e controlli per:

  • ridurre le imposte e semplificarle ad esempio nella misura annua del 25% dell’incassato,
  • ridurre il debito pubblico poniamo nella misura del 35%
  • utilizzare il rimanente 40% per investimenti pubblici, per creare lavoro, per migliorare i servizi verso i cittadini, per proteggere i più deboli.

Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, occorre essere veramente determinati ed innanzi tutto pensare che il lavoratori sono tutti uguali, pubblici e privati e tutti devono avere gli stessi contratti. I dirigenti pubblici devono rispondere dei loro risultati circa i servizi erogati e quando i loro uffici non funzionano devono andare semplicemente a casa come accade ai manager delle aziende private.

Gli Enti improduttivi ed inutili devono essere chiusi, senza se e senza ma. Poi per quanto riguarda la Giustizia basterebbe nominare una commissione di esperti, con poteri decisionali, che studi i nuovi codici in un’ottica di semplificazione e chiarezza delle leggi, che renda più oneroso per il richiedente il ricorso agli appelli e che introduca norme per ridurre la durata dei processi.

La cultura, infine, ha bisogno di ingenti investimenti, di una buona scuola e di ottimi insegnanti ben pagati e di genitori che stiano lontani dai professori e dai maestri.

Siamo gravemente malati e ci servono terapie d’urto coraggiose.

L’unica strada affinché i nostri giovani possano tornare a sperare.

Mario Turco Liveri

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