Può la curcumina avere dei benefici sul declino cognitivo? Secondo uno studio italiano* sì. Le recenti stime sull’aumento della longevità della popolazione mondiale dicono che nel 2050 gli over 60 saranno complessivamente 2,1 miliardi nel mondo. Parallelamente alla longevità delle persone, si affianca anche l’aumento dei deficit cognitivi che possono sopraggiungere con l’avanzare dell’età.
Mancando una efficace farmacoterapia, la ricerca lavora per individuare approcci alternativi per trattare o prevenire il declino cognitivo legato all’invecchiamento.
In quest’ottica, è emerso che alcuni antiossidanti naturali, come i polifenoli, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, o alimenti ricchi di vitamine possono contribuire a ritardare l’insorgenza di disturbi neurodegenerativi.
È il caso della curcumina, polifenolo che sembra ideale nella prevenzione o nella cura di condizioni (come l’Alzheimer) con origini multifattoriali.
Nel caso in cui si volessero impostare studi clinici per valutare l’efficacia della curcumina sulle funzioni cognitive, la ricerca italiana ha evidenziato una serie di fattori di cui tener conto.
Il primo è l’aumento della sua biodisponibilità, come anche la possibilità di controllare l’impatto degli effetti della curcumina sullo status nutrizionale e sullo stile di vita dei soggetti.
È fondamentale anche poter valutare gli effetti della curcumina sia su uomini che su donne, in studi sia preclinici che clinici.
Importante infine raffinare la capacità di misurare la salute in una prospettiva di vita maggiore, e caratterizzare le condizioni per la transizione da salute a malattia.
*Berry A, Collacchi B, Masella R, Varì R, Cirulli F. – Curcuma Longa, the “Golden Spice” to Counteract Neuroinflammaging and Cognitive Decline-What Have We Learned and What Needs to Be Done. Nutrients. 2021 Apr 30.