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Coronavirus, aperto solo chi vende beni di prima necessità

Coronavirus, aperto solo chi vende beni di prima necessità

Lo ha annunciato il Premier Conte poco dopo le 21,30 di mercoledì 11 marzo: per limitare la diffusione del nuovo coronavirus, c’è bisogno di un’ulteriore stretta. È stato così approvato un nuovo dpcm, le cui disposizioni avranno validità fino al 25 marzo 2020. Due settimane circa in cui verificare se le nuove norme restrittive in vigore avranno una ricaduta concreta sul numero di contagi. Proprio per arginare la diffusione del virus e limitare il più possibile gli spostamenti dei cittadini e i contatti interpersonali, il nuovo dpcm dispone la chiusura di molte attività. Rimarrà aperto solo chi vende beni di prima necessità.

Fermare il contagio

I casi totali in Italia sono ormai 12mila. Solo nelle ultime 24 ore ci sono stati 2mila nuovi contagi. Le autorità si stanno adeguando giorno dopo giorno alla situazione in continua evoluzione e trasformazione, varando di volta in volta le misure ritenute più efficaci per contenere il contagio. La richiesta al governo di norme ancora più restrittive rispetto a quelle del dpcm del 9 marzo è arrivata da regioni del Nord particolarmente colpite come Lombardia e Veneto.

Cosa cambia rispetto al decreto precedente

Il decreto stabilisce la chiusura di molte attività commerciali e di vendita al dettaglio. Fondamentalmente, rimangono aperte quelle che vendono beni di prima necessità. Da oggi quindi si potrà ancora andare nei punti vendita che trattano generi alimentari, sia per quanto riguarda gli esercizi commerciali di vicinato che nell’ambito della media e grande distribuzione. Non serve perciò correre al supermercato per fare scorte: le merci continueranno ad arrivare ed essere disponibili. Lo stesso vale per farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole: rimarranno aperti. Il commercio di qualsiasi prodotto attraverso internet, televisione, radio, corrispondenza, telefono e distributori automatici è consentito. Le attività produttive non si fermeranno, anche se si dovrà prestare la massima attenzione alle misure igienico-sanitarie e alla distanza di sicurezza tra le persone. Chi può lavorare in smart working è incentivato a farlo: vale anche per i servizi della pubblica amministrazione. Insomma, i beni di prima necessità e i servizi fondamentali continueranno a essere garantiti.

Cosa rimane aperto

Le attività di vendita al dettaglio di beni di prima necessità consentite sono:

  • Ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati e altri esercizi non specializzati di alimentari vari;
  • Farmacie;
  • Commercio al dettaglio di prodotti surgelati;
  • di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici;
  • chi vende prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati (codici ateco: 47.2);
  • Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione;
  • Commercio al dettaglio di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzati (codice ateco: 47.4);
  • punti vendita di ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico;
  • chi vende articoli igienico-sanitari;
  • Commercio al dettaglio di articoli per l’illuminazione;
  • Commercio al dettaglio di edicole di giornali, riviste e periodici;
  • Negozi al dettaglio specializzati in articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati;
  • punti vendita di profumeria, prodotti per toletta e per l’igiene personale;
  • Commercio al dettaglio di piccoli animali domestici;
  • negozi che vendono materiale per ottica e fotografia;
  • Commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico e per riscaldamento;
  • chi vende saponi, detersivi, prodotti per la lucidatura e affini.

Inoltre, anche se sono sospese le attività inerenti i servizi alla persona (parrucchiere, estetista, ecc), rimangono aperte le lavanderie, per privati o industriali, le tintorie e i servizi di pompe funebri.

Chiusura per bar e ristoranti

I bar e le attività di ristorazione non potranno più essere aperti dalle 6 alle 18 come concesso nel decreto precedente. Queste attività rimarranno chiuse fino al 25 marzo su tutto il territorio nazionale. Resta consentita la ristorazione con consegna a domicilio, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie. Potranno andare avanti, inoltre, mense e catering continuativi su base contrattuale, con l’obbligo di far rispettare la distanza interpersonale di un metro agli avventori.

Altri servizi garantiti

Non si dovrà fare a meno di servizi bancari, finanziari, assicurativi. Restano garantite anche le attività del settore agricolo, zootecnico di trasformazione agro alimentare comprese le filiere che ne forniscono beni e servizi.

E i trasporti?

Per quanto riguarda i trasporti pubblici, la palla passa al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e ai Presidenti di Regione. Sono queste figure infatti che potranno limitare o sopprimere i trasporti ferroviari, aerei, marittimi e i servizi automobilistici interregionali. L’obiettivo è mantenere solo i servizi di trasporto pubblici essenziali.

Cosa rimane uguale rispetto al decreto del 9 marzo

L’Italia rimane un’unica zona protetta e le misure di contenimento del virus sono applicate a tutto il territorio nazionale. Gli spostamenti delle persone vanno evitati. La mobilità è limitata nell’intera penisola: ci si può spostare solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità come fare la spesa e motivi di salute. Non vige un divieto assoluto, ma le forze di polizia potranno chiedere conto ai cittadini dei loro movimenti. Qualora si venisse fermati, è necessario presentare una autocertificazione che si può compilare anche al momento e che è in dotazione delle forze di polizia statali e locali. I datori di lavoro sono invitati ad attivare modalità di smart working e a incentivare la fruizione di ferie e congedi ordinari. Tutti gli eventi, le manifestazioni, i momenti di socialità sono sospesi e annullati, di qualsiasi natura siano (anche matrimoni e funerali). Ogni assembramento di persone, al chiuso o all’aperto, in spazi pubblici e privati, è vietato. Ogni cittadino deve rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un 1 metro.

Micol Burighel

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