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Case di riposo: superare l’ansia di separazione…dai genitori

Case di riposo: superare l’ansia di separazione…dai genitori

Oggi giorno, ognuno di noi – sin dall’età della ragione – prende decisioni: è condizione necessaria per vivere, ma non sempre “decidere” e “mettere in atto” è cosa facile. Se non altro, ciò comporta ansia per l’esito della scelta.

Se, com’è, i figli sono del mondo ed è pertanto scontato che vadano via, i genitori sono sempre i genitori di quei figli che sono andati via, perché loro dovrebbero andar via soltanto al momento della fine della loro vita. Ma non sempre è così, soprattutto nel secondo caso.

Quando i genitori muoiono, i figli li piangono, provano tristezza, nostalgia, rimpianti, rimorsi ma il tempo del dolore passa lentamente per lasciar spazio al ricordo della propria mamma o del proprio papà.

Esistono casi, purtroppo sempre più frequenti, in cui i figli devono separarsi dai genitori per altre
cause che non siano la morte. E questa separazione non potrà non essere carica di ansia. Varie possono essere le situazioni, dalla malattia cronica a quella degenerativa, dalla demenza alla necessità di terapie non domiciliari; oppure proprio perché “non si può”, ossia esiste un qualsiasi altro impedimento per poter accudire personalmente i propri cari, capovolgendo la ruota della vita: figli che non possono diventare genitori dei loro stessi genitori, come la vita vorrebbe.

Se “non si può”, non resta altro che affidarli ad altri che lo possano fare, ad esempio le Case di
RiposoE il legame virtualmente si rompe, anche se non del tutto concretamente. Sì, i figli andranno anche a far visita (accompagnati dall’ansia), ma la separazione sarà avvertita in modo così netto da far stringere il cuore.

I figli si sentiranno in difetto, penseranno a posteriori ad altre mille altre soluzioni alternative, sentiranno che quella mamma o quel papà non saranno più gli stessi di prima. Che cosa provare, oltre al dolore in sé per la situazione, se non un pesante senso di colpa? Nessuna spiegazione, per quanto sensata, ragionata e ragionevole, potrà togliere quel senso che si insinua inesorabilmente dentro ogni cuore di figlio che debba (o abbia dovuto) prendere la decisione di separarsi dai propri genitori in questo modo.

Il senso di colpa è una brutta bestia, perché non guarda in faccia nessuno e non c’è ricordo di essere
stati dei bravi figli che possa lenire.
Il senso di colpa ha molto a che fare con il concetto sociale e morale di responsabilità e ciò non aiuta certo a farsi sentire meno intensamente. La responsabilità “mancata” o non assunta porta con sé il senso “della” colpa, ancor prima del senso “di” colpa.

Il senso della colpa è quasi un fatto “giuridico” (come tutti i fatti) e comporta in sé il senso del “peccato”, per il quale scontare una pena: quale migliore pena se non , appunto, il tarlo del senso di colpa? Se da un punto oggettivo, il dispiacere, il dolore, la mancanza di alternative, la necessità possono dare significato al compimento del gesto, così tanto elaborato fino ad arrivare alla decisione finale,
da un punto di vista psicologico non c’è spiegazione razionale che tenga: i figli “si sentono in colpa”e basta.

Il motivo è, in apparenza, semplice: se sistemare i genitori presso una casa di riposo di fatto concretamente risolve la separazione, questo non può succedere per il distacco psichico dei figli. Essi si possono separare con disinvoltura dai propri genitori solamente per l’evoluzione e per l’indipendenza naturale, ma mai potranno separarsi disinvoltamente quando non si tratti affatto di evoluzione ma di involuzione.

E dunque che fare per superare questo insostenibile peso nella mente e nel il cuore?
Il senso di colpa coglie sempre, in generale, perché si ha la sensazione/certezza soggettiva di non aver fatto bene qualcosa, di aver mancato o di essere mancante. Quindi, un figlio quando decide di separarsi dai suoi genitori pensa di non fare bene, e visto che prova un “senso” di colpa (e non una colpa) non c’è granché per evitarlo (anche se il figlio dovesse successivamente rivedere la decisione e andare a riprendersi i genitori, il senso di colpa resterebbe).

L’unico rimedio per curare il senso di colpa per la separazione dai genitori è di ordine psichicoTutte le separazioni producono dolore e tutto il dolore va superato con il dargli un significato, ma – in particolare – il senso di colpa per la separazione obbligata dai genitori può (e deve) essere superato con il perdono: perdonare se stessi per aver preso quella decisione evidentemente inevitabile, ma quand’anche fosse evitabile non lo sarebbe più perché la decisione l’ha resa irreversibile.

Dunque, se la colpa esige un’espiazione, il senso di colpa esige il perdono. Solo così ogni figlio potrà con amore separarsi dai suoi, tenendo nel proprio cuore tutti i ricordi della vita passata insieme (belli e brutti che saranno stati) e solo così questo figlio potrà essere più vicino sia pure nel distacco forzato.

Grazia Aloi, psicoanalista

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