Tutto il mondo identifica il nostro Paese con l’arte. È così ricco di capolavori da mandare in marasma chi non sia abituato a convivere con questa realtà: la sindrome di Stendhal la dice lunga su questo punto. Ebbene sì, abbiamo la grande fortuna di vivere qui, di essere italiani e come tali di avere pare, nel nostro DNA ‘una naturale propensione al bello’. Almeno così scriveva convinto Marco Valsecchi in una sua raccolta di saggi nel lontano 1972. Fin dalla nascita il nostro occhio si abitua a poco a poco all’armonia, alle proporzioni, al bello, grazie al fatto di vivere in questo ‘museo a cielo aperto’ che tutto il mondo ci invidia e ama.
Prendiamo Genova: basta una passeggiata in via Garibaldi, che non a caso si chiamava via Aurea e una visita alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola Pellicceria per rendersene conto. I secoli passati hanno visto avvicendarsi ogni sorta di civiltà, Etruschi, Greci, Romani, Longobardi, Arabi, Francesi, Spagnoli, popoli di ogni razza e costume, e tutte hanno lasciato il segno del loro passaggio con interventi di ogni tipo. Ogni nuova epoca ha creato un proprio linguaggio, mediando cosciente o meno che fosse, il messaggio che sempre deriva dal passato.
Come ieri, anche oggi l’arte esprime o almeno tenta di esprimere il carattere del proprio momento. Accanto a pittura, scultura, disegno, ceramica e architettura, sono nati nuovi strumenti come video fotografia installazioni progetti interattivi, sensoriali, computer art, street art… La lista è lunga. Anche i soggetti, immutati per secoli – ritratti -paesaggi- scene di vita – immagini religiose – città- convivono con i nuovi contenuti – a cui sono costretti a lasciare il passo – e che sono tesi sempre di più ad esprimere gli stati d’animo, quindi le diverse soggettività. Tutti i tipi di materia e di materiali sono utili allo scopo, materiali impensabili fino a qualche decennio fa, come cemento, catrame, tela di sacchi, fili plastica, plastica riciclata, cartoncino, pezzi recuperati, veri tesori per chi sa vedere…
Mi viene in mente quel famoso aneddoto su Leonardo da Vinci che si dice contemplasse una parete piena di macchie di umidità. Poco lontano in attesa di parlargli, stavano Beatrice Sforza e sua sorella Isabella Gonzaga. Stanche di aspettare gli chiesero quando avrebbe iniziato il dipinto. Al che il Maestro rispose un po’ ‘stupito ‘ ma lo sto già contemplando.. Non lo vedete anche voi? Ecco anche di questo si parlerà con gli Artisti della Committenza protagonisti insieme ai Giovani Imprenditori del Nord Ovest della Tavola Rotonda che si terrà a Genova venerdì 15 febbraio per parlare del ‘MISA – Ipotesi Dinamica’. L’arte come filo conduttore nella vita di tutti i giorni, possibilmente anche nel luogo di lavoro: arte e impresa in un’ottica di comunicazione e di Committenza. Vi invito quindi con Altra Età ad essere con noi nello splendido Palazzo della Meridiana in Salita San Francesco 4 dove l’arte del passato e quella attuale intrecciano un dialogano fitto fitto.
Tiziana Leopizzi