La nostra collaboratrice, la psicanalista Grazia Aloi, scandaglia oggi il difficile ruolo del genitore. Se va bene, li facciamo nascere almeno due volte, i nostri figli. La prima, quando li generiamo e la seconda quando, dopo nati, non li uccidiamo.
Ne sanno qualcosa le tante madri delle tante Biancaneve e i tanti Laio padri di tanti Edipo. Il mito non ce la racconta giusta. Vorrebbe farne un caso di legittima difesa… e invece sotto c’è la gelosia per la perdita del potere. Ma, d’altra parte, il mito esiste proprio per raccontarci le cose come sono e come non sono. Sta poi a noi decidere.
La frustrazione è sempre difficile da tollerare e chi mai è psichicamente contenta di avere una gran bella figlia, ancora più bella della madre? Abbozziamo, facciamo finta e – se non l’ammazziamo – sublimiamo con tutto il cuore di mamma. Per fortuna non ci sono più specchi parlanti e le coscienze fanno progressi accettando che i figli sono del mondo e non nostri. E se poi i paletti del pudore e della coscienza funzionano, lasciamo in eredità un bel nostro sostituto di rappresentanza, che – tra l’altro – non guasta nessun narcisismo.
E i padri? Che ne sanno loro che non sempre le ciambelle riescono con il buco… Se un figlio vuole la madre, a nulla serve bucargli i piedi e abbandonarlo, castrato, su un monte. Tanto vale stare al gioco delle parti e non mollare il campo. Chissà, magari il figlio capisce e lascia stare la madre, aspettando la sua, di donna.
E tanto vale dare i nomi giusti: la sensualità dei nostri figli ci brucia un po’, loro lì così belli e forti tanto da costringerci a inventarci qualcosa. Crono se li è persino mangiati i suoi figli, ma è andata male anche a lui. Nessuno si salva, c’è sempre una nemesi pronta a fare il tifo per i figli. E se invece ci salviamo, vuol dire che non li abbiamo uccisi.
Ma vuoi vedere che se non capiamo granché dei figli sarà perché abbiamo capito poco di noi?
Dott.ssa Grazia Aloi