Da qualche decennio è noto che l’ingrossamento della prostata determina disturbi della minzione, ma anche disturbi sessuali, indipendentemente dall’età. E questo suggerisce una fisiopatologia comune o relazione causale tra DE e sintomi minzionali soprattutto in presenza di fattori di rischio vascolare come diabete, ipertensione, malattia cardiaca o iperlipidemia. «Quello che non è accettabile è che, per mitigare o risolvere i disturbi della minzione, molti medici prescrivono farmaci che accentuano i disturbi sessuali mentre ne esistono molti altri, anche meno costosi, che sono ugualmente efficaci nel risolvere i disturbi urinari e addirittura aiutano la sessualità», dice il presidente dell’Associazione Andrologi italiani, l’urologo Aldo Franco De Rose.
Il messaggio degli andrologi è quello di non aggravare i disturbi sessuali che già sono presenti in chi soffre di ipertrofia prostatica. Imputato numero uno è la silodosina che, quasi nel 100% dei casi abolisce l’eiaculazione, pur rimanendo un ottimo farmaco nel ridurre o abolire i disturbi della minzione. Percentualmente inferiori sono risultati i disturbi della eiaculazione con l’utilizzo della tamsulosina (circa 25%), che viene indicato come il farmaco di riferimento e di prima scelta per l’ipertrofia prostatica benigna, almeno per le linee guide urologiche, sia italiane che europee.
«Purtroppo però questi farmaci sono “dannosi” per la sessualità, e paradossalmente vengano prescritti principalmente dagli urologi ai 50-60enni, quelli cioè sessualmente più attivi che, al contrario, potrebbero beneficiare di altre molecole efficaci ugualmente sui disturbi della minzione ma non accentuano quelli sessuali; noi come urologi dobbiamo curare i disturbi della minzione ma come andrologi abbiamo il salvaguardare di proteggere la sessualità» precisa De Rose.
Al congresso degli andrologi italiani è stato presentato un studio multicentrico che ha interessato 187 soggetti di età compresa tra i 52 e 74 anni. Tutti assumevano farmaci per diminuire disturbi della minzione (LUTS) e in particolare silodosina e tamsulosina. Dopo un breve periodo di sospensione della suddetta terapia (solo 3 giorni, per evitare che insorgessero nuovamente i disturbi della minzione) questi farmaci (silodosina o Tamsulosina), sono stati sostituiti dalla doxazosina, un farmaco utilizzato da anni per combattere l’ipertensione arteriosa ma anche i sintomi dell’ipertrofia prostatica. «La maggior parte di questi soggetti (80%), al primo rapporto sessuale, avvenuto in media dopo circa 15 giorni dall’assunzione della nuova terapia, hanno riferito di aver riacquistato la funzione eiaculatoria», precisa Aldo Franco De Rose, autore della ricerca. «Alla fine dei tre mesi, solo un 20% non aveva riacquistato la funzione dell’eiaculazione. Di questi però il 15% aveva riferito questo disturbo sessuale anche prima di iniziare il primo trattamento per i disturbi della minzione», precisa De Rose. La minzione, valutata mediante il questionario IPSS (International Prostate Symptom Score), era stabile e dunque non peggiorata nel 74,5 % dei casi ; risultava invece peggiorata nell’15,5 % dei casi e di questi solo 2 soggetti sono dovuti ricorrere al cateterismo vescicale per una ritenzione completa di urine. Tra gli effetti collaterali della doxazosina il 9% ma riferito ipotensione, palpitazioni ma di questi solo il 4% ha dovuto abbandonare la terapia.
Per salvare dunque la sessualità, quello che gli andrologi raccomandano è semplice: nella fasce di età 50-70, e quindi nelle persone sessualmente attivi, a parte rari casi, utilizzare farmaci che non determinino disturbi sessuali. Inoltre, utilizzare i farmaci che determinano disturbi sessuali (Silodosina, Tamsulosina ma anche Finasteride e Dutasteride) come farmaci di seconda scelta e quindi solo quando gli altri risultino inefficaci nel diminuire i LUTS, cioè i disturbi della minzione.
L’ ingrossamento della prostata (ipertrofia prostatica benigna) causa due tipi di disturbi: quelli della minzione sono caratterizzati dall’aumento della frequenza minzionale con la necessità di urinare anche ogni ora, sia di notte che di giorno, dall’improvviso desiderio irrefrenabile di andare in bagno con perdite di urine, (urgenza minzionale e incontinenza), infezioni e febbre, dovuti all’incompleto svuotamento della vescica. Ritenzione completa di urine. Quelli sessuali sono caratterizzati da riduzione o assenza dell’eiaculazione, diminuzione del desiderio, deficit erettivo. Dai 50 ai 59 anni questi disturbi incidono per circa il 5%, dai 60 ai 69 il 10%, dai 70 ai 79 per circa il 20%.