Un costo di circa 13 miliardi di euro e 660 mila beneficiari. Sono i numeri del primo anno di applicazione della misura pensioni “quota 100”, che punta a smantellare la legge Fornero. Li snocciola il Sole 24 Ore, precisando anche che potrebbero essere più contenuti, ossia circa 350mila beneficiari il primo anno, con una spesa di 8,5 miliardi di euro e circa 11 miliardi a regime.
Secondo quanto spiega il quotidiano economico, da un lato la misura prevede solo l’introduzione di quota 100, con 62 anni di età, mentre dall’altro lato abbina la riedizione di quota 100 alla possibilità di uscita con 41,5 anni di contributi a prescindere dall’età, abbassando il tetto rispetto a quanto in vigore oggi: 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini; 42 anni e 3 mesi per le donne. In entrambi i casi, il numero di uscite ipotizzate è di molto superiore a quelle registrate dall’Inps nel 2017: 153.541 i ritiri anticipati nelle principali gestioni dell’Inps. Prendendo solo l’ipotesi più prudente le uscite sarebbero più che raddoppiate, +129%.
La misura interesserebbe i cosiddetti “baby boomers”, cioè coloro che sono entrati precocemente nel mondo del lavoro, riaprendo loro le porte al pensionamento a un’età non così avanzata: nel solo mondo privato dipendente e autonomo sono circa 4,2 milioni di persone, per la maggior parte uomini. In percentuale circa la metà dei titolari di pensione anticipata risiede al Nord (quasi il 20% in Lombardia), uno su cinque al Centro e il resto al Sud.