Quest’anno la Festa della Donna, forse sarà diversa. Un po’ meno consumistica, un po’ più ragionata, un po’ più in linea con la sua vera essenza: la lotta delle nostre mamme e delle nostre nonne per avere riconosciuti quei diritti che noi oggi diamo per scontati.
A riportare alla ribalta le eroiche donne che si sono battute per consentirci il diritto di voto –le SUFFRAGETTE– l’intenso e drammatico film al cinema di queste settimane, i cui titolo e trama sono la rappresentazione di quel mondo.
Londra, 1912. Maud Watts è una giovane donna che lavora nella lavanderia industriale di Mr. Taylor, un uomo senza scrupoli che sfrutta e abusa delle sue operaie. Alcune delle lavandaie combattono da anni con Emmeline Pankhurst, fondatrice della Women’s Social and Political Union, un movimento di donne che richiedono la parità dei diritti e, in particolare, il diritto al voto. La società le ignora: i giornali per evitare la censura, i politici per la loro instabilità e loro decidono di passare alle maniere forti. Boicottando le linee telegrafiche, lanciando pietre contro le vetrine, facendo esplodere bombe contro edifici rappresentativi vuoti, iniziando lunghi scioperi della fame.
Maud ha un carattere mite e pacato, ma quando la lotta si fa seria, si dedica anima e cuore alla causa, per riscattare una vita che la costringe a sottostare alle dipendenze degli uomini. Le conseguenze non saranno poche: ripudiata dal marito, licenziata dal lavoro, le verrà portato via persino il figlio, ma una volta arrivata così avanti sa di non poter tornare indietro e si batterà con ancora più forza e dedizione per la causa in cui crede.
Le SUFFRAGETTE non erano le gentili Mary Poppins che immaginiamo riferendoci a loro. Non discorrevano di ideali sorseggiando tè al limone. Erano donne che lottavano con le unghie e con i denti, che hanno perso tanto e vinto, con il loro sacrificio, ancora di più.
Un cast da oscar, con Meryl Streep, Carey Mulligan, Helena Boham Carter, per un film che vale la pena vedere e che non si dimentica facilmente.
Barbara Cosimo