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Dal finger food all’arredo: essere attivi per contrastare la demenza

Dal finger food all’arredo: essere attivi per contrastare la demenza

Aiutare i malati a conservare il più a lungo possibile la loro autonomia, ma anche migliorarne il benessere rendendoli parte integrante di un micro circuito attivo, fatto di routine cadenzate, di piccoli riti quotidiani e interazioni con i familiari. Sono solo alcune regole chiave che potranno fare la differenza nella convivenza con i malati di Alzheimer in base a quanto emerge da “Io sono l’Alzheimer”, la prima guida pratica edita da Gribaudo – IF Idee Editoriali Feltrinelli per conoscere e affrontare la malattia. Un vademecum prezioso, pensato con un approccio pratico e con linguaggio accessibile per chi desidera comprendere il decorso di una malattia così complessa. Il libro è stato realizzato con la consulenza scientifica di Aladar Bruno Ianes, Direttore Medico di Korian Italia.

Accettare l’arte della lentezza e creare piccoli rituali per “accarezzare” le fragilità del malato e aiutarlo a restare tranquillo. E ancora: coinvolgere il malato nelle attività ripetute a orari fissi per ridurne l’agitazione e rassicurarlo.

Ecco in sintesi alcuni importanti accorgimenti da tenere a mente per migliorare la qualità di vita del malato e quella dei caregiver:

Creare delle routine: dalle passeggiate alle piccole pulizie domestiche

Più le azioni sono familiari, meno stress creano nel malato. Per questo, può essere utile stabilire orari e attività nella giornata per facilitare i compiti e non creare ulteriore confusione. Qualche esempio? Aiutare il malato di Alzheimer a mantenere la propria autonomia lavandosi, vestendosi e cucinando, ma anche facendo movimento, passeggiate, e rendendosi utile con piccole pulizie domestiche.

Alimentazione sempre sotto controllo

Molta frutta e verdura, preferibilmente a foglia verde; carne bianca, uova, salmone e pesce azzurro (sgombro, sarde, alici, aringa), frutta secca e semi, frutti rossi, prodotti a base di soia, prediligendo piatti sani e leggeri, poveri di grassi e condimenti. Semaforo verde, infine, anche ai prodotti integrali e ai legumi (fagioli, ceci, fave, lenticchie). Inoltre, è necessaria una adeguata idratazione: almeno un litro e mezzo di acqua e tisane al giorno.

Piccoli riti quotidiani: il pasto

Impostare una routine quotidiana chiara e ben scandita è fondamentale per rassicurare il malato. In questo senso, il momento dei pasti acquista una valenza rituale e va condiviso con il proprio familiare con un’attenta regia dei dettagli. Per esempio, può essere utile preparare Finger Food, cibi che si possono mangiare anche con le mani, e creare contrasti cromatici tra il tavolo, le posate, i bicchieri e i piatti per favorire un miglior riconoscimento degli oggetti.

Un dialogo di empatia e tenerezza

È importante non smettere mai di dialogare con il malato, con un tono di voce moderato e scandendo bene le parole. Senza paura di ripetere i concetti, né avere fretta. Per una corretta comunicazione con il malato, ad esempio, è necessario parlare lentamente con un tono di voce basso e calmo, scandendo bene le parole; ripetere più volte anche i messaggi semplici; mettersi alla stessa altezza e di fronte alla persona con cui si sta parlando; rispettare i suoi tempi, senza fretta; quando possibile, creare un contatto anche fisico col malato, prendendolo per mano, abbracciandolo e facendogli sentire che non è solo – scambi non verbali che aiutano a rallentare la perdita delle abilità cognitive residue.

L’ambiente che cura: un arredamento a misura di Alzheimer

L’alternanza di stimoli e pause, con zone arredate e spazi vuoti con colori contrastanti, è importante per aiutare l’orientamento del malato e creare una “comfort zone” domestica. Ogni stanza deve essere rimodulata per creare un ambiente domestico funzionale ad una migliore percezione degli ambienti da parte del malato.

Qualche esempio

Alle pareti meglio privilegiare le tinte tenui e i colori freddi, come blu e viola, evitando i colori attivanti come il rosso. E ancora: coprire gli specchi, perché i malati non si riconoscono più e tendono ad agitarsi vedendo la loro immagine riflessa. Infine, evitare il colore bianco per i servizi sanitari perché viene percepito in modo annebbiato, soprattutto nella fase avanzata della malattia. Ultimo, ma non per importanza, l’occultamento delle porte e delle vie di uscita verso l’esterno con pellicole che riproducono librerie, armadi o finestre con paesaggi stagionali per placare l’ansia di fuga vissuta dai malati.

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