fbpx

Alzheimer, nuove varianti genetiche alla base della malattia

Alzheimer, nuove varianti genetiche alla base della malattia

Un nuovo studio condotto sul dna di oltre 400 mila individui ha confermato la poligenicità della malattia di Alzheimer. Gli studi e le indagini più recenti sul morbo hanno evidenziato che a scatenare la malattia è il connubio tra diverse varianti genetiche.

Alzheimer e varianti genetiche: lo studio pubblicato su Nature Communications

Lo studio portato avanti dai ricercatori dell’Università Statale di Milano è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications. Il team di ricerca ha avuto il compito di selezionare opportunamente i pazienti inseriti nello studio, garantendo l’accuratezza della procedura clinica indispensabile per l’attendibilità dell’analisi genetica. Questo grazie all’impiego delle tecniche e metodologie neuropsicologiche, neurochimiche, genetiche e radiologiche più avanzate, che consentono a oggi una precisione diagnostica a livello molecolare della malattia.

L’università degli Studi di Milano così comunicato i risultati ottenuti attraverso la ricerca.

“Scoperte sei nuove varianti geniche alla base dell’Alzheimer e studiato un punteggio di rischio poligenico in grado di identificare i soggetti ad elevato rischio di sviluppare la malattia. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Communications, rappresenta il più grande studio genetico a oggi realizzato, grazie al contributo di tutti i più importanti gruppi di ricerca Europei e Americani, riuniti e coordinati in un unico grande consorzio multinazionale. Allo studio hanno contribuito i ricercatori dell’Università Statale di Milano che lavorano in due Unità del Policlinico di Milano: quella di Neurologia – Malattie neurodegenerative (di cui fa parte il Centro Dino Ferrari) e quella di Geriatria”.

L’Alzheimer è una patologia poligenica

Secondo Daniela Galimberti (dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche), responsabile del Laboratorio di Diagnosi e Ricerca dell’Unità Malattie Neurodegenerative «i risultati presentati oggi sottolineano il fatto che la malattia è dovuta all’effetto di numerosi geni e il rischio genetico può essere quantizzato».

Elio Scarpini, direttore dell’Unità e docente di Neurologia del dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche della Statale, commenta: «L’identificazione di soggetti asintomatici a elevato rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer costituisce l’elemento indispensabile per lo sviluppo dei nuovi trattamenti farmacologici specifici, preventivi e curativi».

Andrea Carozzi

L'articolo ti è piaciuto? Condividilo sui social!

Iscriviti alla newsletter

Se ti è piaciuto questo contenuto iscriviti alla Newsletter ed entra a far parte della Community di Altraetà: una volta alla settimana riceverai sulla tua mail una selezione delle migliori notizie sul mondo over 50.

Più letti

Potrebbe interessarti anche

Iscriviti alla newsletter e rimani sempre aggiornato sul mondo over 50

Utente registrato correttamente!

Resetta la tua password

Inserisci il tuo indirizzo email o nome utente. Riceverai un link per creare una nuova password via e-mail.